domenica 27 novembre 2011

Aspettando di conoscere il giovane Ribera


Ciao ragazzi di 3G e 3I

un'occasione che non avrei mai lasciato sfuggirmi:  farvi conoscere il giovane Ribera in esposizione al Museo di  Capodimonte a Napoli nella  mostra intitolata 

Finalmente vedrete le opere di un grande artista da vicino, constatandone lo stile, le dimensioni, la tecnica e soprattutto meravigliandovi ed emozionandovi di fronte al grande senso dell'umanità che riescono a trasmettere a chiunque le osservi.
Si avvicina il giorno in cui potrete ammirare le sue opere e percepire l’evidente capacità di Ribera di cogliere gli aspetti del reale, di dare un colore alle emozioni, di rappresentare volti che sembrano quelli di una foto scattata con la macchina fotografica. Riuscirete a comprendere quanto Caravaggio sia presente in Ribera e quanto ne sia distante. Egli  tentò per tutta la durata della sua carriera artistica di cogliere l’eccezionalità del dipingere di Caravaggio, al quale fortemente si ispirava, decidendo così di viaggiare in Italia sin da giovane tra Roma, Parma e Napoli. Ma le sue origini spagnole facevano della sua pittura una raffigurazione quasi perfetta della vita reale  mentre  la pittura di  Caravaggio  ne rappresentava  gli aspetti irreali, sovrumani, che spesso sfuggono alla percezione dell'occhio.
Caravaggio, come ben sapete, dipingeva con lo spirito, animato da una sorte di follia e da un amore infinito per la vita che ha cercato disperatamente di difendere in una corsa espiatoria verso il perdono di Dio. Sicuramente  rimarrete colpiti dal suo realismo che vi spingerà a confrontare i due pittori e vi esalterete nel percepire i valori umani e veristici che a vari livelli e con intenti diversi hanno saputo trasmettere al mondo. Scoprirete che questa mostra non è la solita esposizione antologica di quadri ma il risultato di una necessità di uno studio storico/critico sul Ribera: la ricostruzione della sua carriera attraverso l'attribuzione o meno di alcune opere messe a confronto diretto. Anche se la guida vi condurrà per mano alla scoperta di tutto ciò, è bene farsi in anticipo un'idea sulla mostra e sul suo protagonista.

La mostra

Dati  ( dall'articolo ufficiale  della mostra) 

Venerdì 23 settembre   si è aperta al pubblico  ‐   nella Sala Causa del Museo di Capodimonte a Napoli  ‐ la mostra “Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli 1608‐1624”,   dedicata al grande pittore spagnolo, considerato tra i maggiori esponenti della pittura di area naturalista e caravaggesca in Italia e in Europa. 




L'esposizione, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, sarà aperta fino all' 8 gennaio 2012. Presentata al Museo del Prado a Madrid, nella scorsa primavera, la mostra è organizzata dal Museo Nacional del Prado e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli  ‐ Museo Nazionale di Capodimonte. Responsabile scientifico dell’edizione italiana è Nicola Spinosa, uno dei massimi esperti del maestro spagnolo e autore di una recente e completa monografia; il comitato scientifico, per l’ esposizione spagnola, è composto da Gabriele Finaldi, José Milicua e Javier Portùs.


Il progetto è stato realizzato dalla Regione Campania  ‐ Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali, e dall’Unione Europea, in collaborazione con Banco di Napoli, Gesac, Grimaldi Lines, Metropolitana di Napoli , Amici di Capodimonte,    con il Patrocinio del Comune di Napoli e della Provincia di Napoli.  

Al Museo di Capodimonte, sono presentati circa 40 capolavori del giovane Ribera, con

alcune modifiche rispetto alla precedente esposizione spagnola del Prado e, grazie anche all’aggiunta di nuove opere, si offre l’opportunità di approfondire uno dei momenti più alti e significativi della civiltà figurativa del primo Seicento. La mostra pone l’attenzione sui primi anni della produzione dell’artista presentando, in un confronto finalmente diretto, tele spesso oggetto di appassionato dibattito.

Sarà possibile ammirare un gruppo di dipinti, alcuni dei quali esposti per la prima volta, che documentano con grande efficacia i momenti diversi dell’attività romana e i successivi sviluppi napoletani, prima che il pittore giungesse a quella svolta stilistica che lo avrebbe portato, dopo il 1624, alla piena maturità, fase alla quale appartengono alcune celebri opere, quali il Sileno ebbro, il San Girolamo con l’angelo del Giudizio e la Trinitas terrestris e santi, esposti abitualmente nelle collezioni permanenti di Capodimonte.


Sileno Ebbro



San Girolamo con l’Angelo del Giudizio







Trinitas Terrestris e Santi
La Vita



(Xàtiva, 17 febbraio 1591 – Napoli, 2 settembre 1652)








Noto anche come “lo Spagnoletto”, per la sua bassa statura, è considerato uno dei maggiori esponenti della scuola partenopea della prima metà del ‘600. Dopo un primo noviziato in patria, probabilmente presso il pittore Francisco Ribalta, giunse in Italia nel 1611 soggiornando nel nord della penisola (Cremona, Milano e Parma) e, approdando a Roma nel 1613. A questo periodo appartiene la serie dei Cinque sensi (1613-15 ca), oggi smembrata e conservata in diverse sedi museali del mondo (La vista del Museo Franz Mayer di Città di Messico , Il tatto del Norton Simon Museum di Pasadena, Il gusto del Wadsworth Atheneum di Hartford, L’olfatto della Collezione Juan Abelló di Madrid e L’udito, oggi perduto). Ben presto si stabilì a Napoli (1616), alloggiando presso la casa dell’anziano pittore Giovanni Bernardino Azzolino, del quale sposò la figlia sedicenne. In pochi anni divenne la personalita più in vista della pittura napoletana: il suo stile, inizialmente aderente al realismo caravaggesco, col tempo si arricchì di un vivace cromatismo mutuato dalla corrente neoveneta. Tra i suoi capolavori si segnalano il Sileno ebbro (1626), appartenuto al mercante fiammingo Gaspar Roomer e l’Apollo e Marsia (1637), proveniente dalla collezione del principe di Montesarchio Andrea d’Avalos, entrambi conservati nelle collezioni del Museo di Capodimonte, il Martirio di san Bartolomeo della Galleria Palatina di Firenze (1628-30), il Martirio di san Filippo (1630) e il Tizio (1632) del Museo Del Prado.
Jusepe de Ribera è sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Parto nel quartiere Mergellina a Napoli.

Approfondimento

Le opere in mostra provengono da importanti collezioni private e musei italiani e stranieri, che documentano la produzione giovanile dell'artista.
L’esposizione si concentra sulla prima attività del maestro spagnolo: dal suo arrivo in Italia, nel 1608 circa, quando giovanissimo lasciò Valencia dove si era trasferito dalla nativa Játiva, al suo definitivo passaggio da Roma a Napoli, dove lavorò ininterrottamente dalla metà del 1616 fino alla morte. Periodo giovanile di cui, perdute le opere realizzate durante un breve soggiorno tenutosi a Parma tra il 1609-1610 e il 1611, si conosceva ancora molto poco. Almeno fino a che recenti ricerche documentarie e una serie di nuove ipotesi attributive, assegnando al giovane Ribera un cospicuo nucleo di dipinti già considerati del Maestro del Giudizio di Salomone, cosiddetto dal soggetto di una tela della Galleria Borghese a Roma, non hanno concorso ad ampliare il catalogo della sua presunta produzione romana. La presentazione, in un confronto diretto, di un gruppo di dipinti, alcuni dei quali esposti per la prima volta, con altre opere già assegnate a Ribera tra Roma e Napoli, riesce a documentare, finalmente con maggior chiarezza, le diverse fasi di questo periodo così controverso della produzione dell’artista, anteriore alla svolta stilistica che lo avrebbe portato, dopo il 1624, alla piena maturità. 

Nicola Spinosa, responsabile scientifico dell’edizione italiana e tra i massimi esperti del maestro spagnolo, autore di una delle più complete monografie sull’artista ha affermato: 
«Finalmente un nucleo consistente di lavori attribuiti a Ribera fra Roma e Napoli è esposto, dando conto di una problematica che troppo spesso è rimasta confinata agli esperti. Questa mostra dà a tutti la possibilità di avere contatto diretto con le opere ed è strumento di dialogo e confronto, anche per comprendere meglio cosa sia successo a livello artistico nel ‘600 fra Roma e Napoli, subito dopo la morte del Caravaggio».


Una mostra che agli ‘addetti ai lavori’ consentirà, quindi, di accrescere le conoscenze su uno dei grandi protagonisti della pittura europea del Seicento, ma che, per la qualità comunicativa delle opere esposte e la presenza di tanti straordinari ‘ritratti’ di umanità vera, saprà suscitare in ciascuno una profonda e indimenticabile emozione.

Orario della mostra: ore  10.00 – 19.30 (la biglietteria chiude alle 19,00) / chiuso mercoledì
Ingresso: intero € 8,00; ridotto € 4,00 (7‐18 anni e oltre 65, studenti delle facoltà di Lettere,
Conservazione dei Beni Culturali e dell’Accademia di Belle Arti su presentazione di libretto
universitario);  
ridotto gruppi* € 6,00 (min. 20‐max 30 persone);  
ridotto gruppi scuole* € 3,00  (max 30 alunni);  

prof


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